Ad ogni inverno che starnutisce
io torno tra quintali di neve
al porto, alle corazzate ferme
incastrate nel solido ghiaccio
dove i bimbi sfrecciano sui pattini
come angioletti albini nel buio.
Scivolavo in piazza, al teatro
masticando liquirizia al pepe.
Tupakka, olut, makeiset
era ciò che mi occorreva
nell'interminabile oscurità polare
apprendistato alla ragione, alla penna
alla solitudine del gioco infantile
che dura fino a nuova luce.
lunedì 2 novembre 2009
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